In occasione del nono anniversario dei tragici fatti dell’11 settembre, è apparso sulla stampa tedesca di serie A un articolo davvero rivoluzionario e significativo: “”11 Settembre 2001, la sequenza dei fatti”. Lo ha pubblicato Focus-Money, una delle più importanti riviste tedesche di economia, a firma di Oliver Janich.La cosa incredibile di questo articolo, è che per la prima volta sulla grande stampa occidentale, la sequenza degli eventi riportati è quella vera, senza gravi omissioni, ed essi sono stati scelti fra i più significativi, anziché come di solito, fra quelli più irrilevanti (quando non addirittura falsi). Un precedente in verità c’era stato, mesi prima, ma ad opera dello stesso giornalista sulla stessa rivista.
E’ risaputo che il giornalismo italiano è in genere di così bassa lega, che spesso gli articoli più belli e significativi che vi leggiamo sono stati in realtà comprati e tradotti da qualche fonte anglosassone. Ciò avviene sia sulla carta stampata, che in televisione. I migliori documentari storici o sul mondo della natura che vediamo in tivù sono quasi sempre di matrice straniera, tradotti ed inglobati in contenitori pseudo-italiani dove il pseudo-giornalista italiano di turno si limita a quattro ciance superflue prima e dopo il documentario che non è farina del suo sacco, al solo scopo di giustificare il suo lauto ed immeritato stipendio. Del nulla assoluto che ormai riempie qualsiasi telegiornale, inutile parlare.
Ovviamente, nel caso del bell’articolo sull’11 settembre, la stampa italiana si è guardata bene dal farne menzione. Non parliamo neppure dell’opzione di tradurlo! Eppure, l’articolo in questione è davvero clamoroso. Ed ignorarlo non è un’opzione. E’ uscito a settembre, quindi la scusa delle vacanze non vale. Lo hanno visto, lo hanno letto, fanno finta di niente.
In precedenza, quando la grande stampa si occupava delle versioni “non allineate” dei fatti dell’11 settembre, ad un occhio attento traspariva chiaramente la volontà di disinformare, di confondere le acque nel merito, di annacquare le verità scomode. Questo lavoro si chiama ”controllo del danno”. Si finge di informare, così da dare agli ignari l’impressione di avere appreso qualcosa in merito ai fatti, così che ogni eventuale interesse all’approfondimento si spenga.
Tutto un altro discorso nell’articolo su Focus-Money. Oliver Janich non ha trascurato nessuno dei fatti più rilevanti, né soprattutto ha cercato di confondere le acque con le solite ciance con cui gli pseudo-giornalisti subdolamente discreditano le notizie che a malavoglia sono costretti a dare. La sua esposizione dei fatti è intensa ed efficace, e nel suo lungo articolo essa tiene perfettamente il passo con lo stato dell’investigazione collettiva da parte dei ricercatori indipendenti su Internet.
Per esempio leggiamo:
“Trovate tracce di esplosivi. Vi sono prove univoche a riguardo. Più di 1200 architetti ed ingegneri sotto la conduzione di Richard Gage fanno notare come un crollo simmetrico dei tre grattacieli WTC 1,2 e 7 è stato possibile, nel rispetto delle leggi di Newton, solo se le strutture portanti sono state rimosse in modo mirato e contemporaneo, mediante esplosioni. A tale proposito, il professore di fisica Steven Jones ha trovato nella polvere del World Trade Center tracce di Nanotermite.” (…) A Giugno 2009 il rinomato Istituto Britannico di Nanotecnologia ha confermato i risultati delle analisi: Lo studio, dichiara l’Istituto, «fornisce la prova incontrovertibile (indisputable) che nella polvere di tutti e tre gli edifici che l’11 settembre 2001 sono crollati a New York è stato trovato un esplosivo ad alto livello tecnologico, dal nome di nanotermite. Questo esplosivo d’alta tecnologia può venire prodotto solo in laboratori militari specializzati.»Questo dato di fatto toglie sgonfia la tempesta di critiche di cui era oggetto Steven Jones, secondo le quali il professore avrebbe messo in gioco la propria fama fabbricandosi le prove da solo, pur di dimostrare la propria tesi della demolizione controllata.”
Con buona pace dei cretini (o delinquenti) che (anche in Italia) se ne erano usciti con l’affermazione che le fotografie delle particelle di termite erano in realtà immagini di pittura antiruggine. E degli stormi di allocchi che se la sono bevuta.
ed ancora:
“Il 10 settembre [Rumsfeld] dichiarò in una conferenza stampa, come riportato da CBS il 29 Gennaio 2002, che dal bilancio del Pentagono erano scomparsi nel nulla 2,3 miliardi di dollari. Il giorno dopo il mondo cambiò, e nessuno mai più chiese di rendere conto di questa incredibile somma. Secondo la “Pittsburg Post Gazette” del 20 dicembre 2001, 34 dei 65 impiegati dell’ufficio risorse dell’esercito morirono quel giorno al Pentagono. La maggior parte dei deceduti in quell’ufficio erano contabili privati, ragionieri ed analisti di budget.”
Non traduco di più, visto che tutte queste cose (e molte altre) ci sono anche nel mio libro sull’11 settembre e mi sento scemo a faticare adesso per tradurle dette da un altro.
Tuttavia scrivo questo pezzo poiché è importante sottolineare l’importanza di questa breccia nel muro di omertà con il quale la libera stampa dei paesi democratici si è in tutto e per tutto resa complice dell’insabbiamento dei fatti dell’11 settembre e di riflesso dei milioni di morti prodotti dalle guerre che ne sono seguite. Non importa che una percentuale in costante rialzo dei cittadini occidentali non creda più alle menzogne ufficiali. Analogamente a Hitler ed il suo entourage negli ultimi giorni dell’assedio di Berlino, i giornalisti asserragliati nel bunker mediatico vivono ormai in un mondo tutto loro. Persistono a vaneggiare di una realtà alla quale nel mondo esterno al bunker sempre più gente non crede più. Ma adesso che è iniziata la defezione di qualcuno di loro, come reagiranno? Prima o poi dovranno consultare degli psicologi che li aiuti a superare lo stress post-traumatico. Psicoanalisi obbligatoria per la classe dei giornalisti, dunque, purché non a carico della mutua!
Di colpo non sono più i cosiddetti “complottisti di internet” a raccontare la vera storia dell’11 settembre, ma la stampa ufficiale. Una parte, una piccola parte, della stampa ufficiale. Ma pur sempre stampa ufficiale, quella per intenderci che si fregia dei crismi della professionalità e della credibilità. Quella che si illudeva di poter stabilire indefinitamente gli standard della realtà condivisa.
I dileggiamenti e sorrisetti di compatimento, quando non espliciti insulti riservati a quelli di noi che già anni fa osarono rifiutarsi di credere alle assurdità della narrazione ufficiale, non colpiscono stavolta il coraggioso Oliver Janich. Gli pseudo-giornalisti stavolta ammutoliscono e come struzzi ficcano il capo più a fondo che mai nel terreno. Dov’è adesso quel loro umorismo insultante e triviale, con il quale sono soliti irridere i blogghisti che fanno il lavoro che sarebbe toccato a loro? Gli pseudo-giornalisti non parlano dell’articolo apparso su Focus-Money, non cercano di smontarlo, non tentano contro di esso i loro abili giochetti delle tre carte, nei quali la verità ti viene mostrata per un attimo al solo scopo di fartela subito dopo sparire alla vista per sempre. No. Il mondo del giornalismo tace intensamente di fronte a questa defezione che implicitamente è un’accusa per tutti loro.
Ma il silenzio non è più un’opzione. Ha funzionato benissimo, ad esempio, per tenere il mio libro nell’ombra – in parecchi anni non ho avuto neppure una recensione negativa, chi voleva affossarlo semplicemente lo ignorava del tutto. Ma adesso che la storia si è intrufolata nei media ufficiali, questi signori si ritrovano con un elefante incazzato nella cristalleria, e nascondere la testa sotto la sabbia non lo farà sparire.
A dire il vero ci fu un precedente, in Germania. Nel 2003, i giornalisti Gerhard Wisnewski e Willy Brunner realizzarono per la rete pubblica tedesca WDR una seria inchiesta giornalistica sui misteri dell’aereo che l’11 settembre 2001 si schiantò in Pennsylvania, inchiesta che andò in onda e riscosse parecchio successo presso il pubblico. Tuttavia, da lì a poco la rivista Der Spiegel pubblicò una spietata requisitoria contro i “visionari” che vedono cospirazioni nei fatti dell’11 settembre. L’articolo si intitolava ”Panoptikum des Absurdum“, e delle esemplari tecniche di manipolazione utilizzate in questo articolo mi dilungo in dettaglio nel mio libro Il Mito dell’11 settembre. Come conseguenza, Wisnewski e Brunner furono “epurati” e non fu più loro consentito di lavorare per la televisione tedesca. Secondo Wisnewski, il suo documentario è stato addirittura eliminato dagli archivi della WDR. Tutto questo, nel 2003.
Oggi, nel 2010, dopo l’articolo su Focus-Money, Der Spiegel tace – così come tutti gli altri giornali tedeschi. O piuttosto, riecheggia a gran voce il monito di Londra e Washington secondo il quale sarebbe di colpo cresciuto soprattutto in Germania il pericolo di attacchi terroristici. Tutto ciò non è scevro di una certa logica, il cui filo lascio indovinare ai miei lettori.
La verità nuda e cruda pubblicata su un’importante rivista economica tedesca spazza via ogni alibi residuo per gli pseudo-giornalisti, che un domani non potranno un giorno rifugiarsi dietro alla solita scusa “ma noi non sapevamo”. I fatti nudi e crudi sono sempre di più sotto gli occhi di tutti. Il presidente dell’Iran Mahmud Ahmadinejad ha ufficialmente chiesto in sede ONU l’istituzione di una inchiesta internazionale sui fatti dell’11 settembre, dicendo che nella stessa America due terzi della popolazione non crede più alla versione governativa, e che molta gente si è convinta che ad organizzare gli attentati siano stati gli americani stessi. Due terzi della popolazione americana mi sembra effettivamente una stima azzardata, ma a New York probabilmente siamo già a più della metà. Sapendo che effettivamente sempre più gente si sta convincendo che l’11 settembre fu un’operazione made in USA, l’abbandono della sala da parte della delegazione americana non è esattamente la cosa più opportuna da fare per convincere i dubbiosi della propria innocenza a riguardo. Se sai di essere innocente rispetto ad una accusa che sempre più gente ti rivolge, non scappi – chiaro sintomo di coda di paglia. Rispondi invece per le rime e smentisci con argomenti solidi alla mano chi ti ha accusato. Soprattutto quando ciò si verifica all’ONU, sede creata al precipuo scopo di permettere alle nazioni di discutere ed ascoltarsi. Quando si inizia a non essere in grado di fare l’uno e l’altro, il problema è evidentemente serio.
Un efficace video in inglese che mette a confronto la parole all’ONU di Ahmadinejad con la infelice replica di Obama
In conclusione, il bell’articolo di Oliver Janich su Focus Money è una vistosa crepa nella diga che tuttora tiene separati i due mondi – quello di chi ha capito, e quello di ancora si fida dei giornali “autorevoli”. Qualcosa mi dice che il giorno in cui la diga fatalmente cederà – perché un giorno essa verrà giù, piaccia o non piaccia, e non possono esserci dubbi a riguardo – il nostro mondo si ritroverà sommerso da un autentico tsunami. Di purissima merda.
Roberto Quaglia
www.roberto.info
Un articolo precedente di Focus Money, risalente a Gennaio 2010, nel quale per la prima volta si affrontava in modo critico l’argomento 11 settembre. Il titolo è “NON VI CREDIAMO”. Nalla galleria di personaggi raffigurati, spicca anche la foto di Francesco Cossiga, che come è noto dichiarò anni fa al Corriere della Sera che l’11 settembre era stato un inside job. Chissà perché, nessun giornalista italiano volle riprendere o approfondire questa clamorosa notizia.
Originalmente pubblicato su Edicola.biz
Qui potete scaricare il PDF della versione cartacea sell’articolo, che si presenta molto meglio della versione online.
ARTICOLO AGGIORNATO 5 GIORNI DOPO, IL 22 OTTOBRE 2010
La verità sull’11 Settembre era solo un pesce d’aprile fuori stagione: tappata a tempo di record in Germania la falla nel muro dell’omertà mediatica
Era un pesce d’Aprile e ci siamo cascati, ingannati probabilmente dal fatto che adesso è ottobre, cronologicamente agli antipodi di Aprile.
Avevamo riportato, pochi giorni fa, dell’incredibile fatto che la grande stampa si fosse finalmente occupata (in Germania) dei retroscena dell’11 settembre trattandoli per quelli che sono: una colossale truffa nei confronti del mondo intero! Si trattava di una piccola breccia nel muro dell’omertà mediatica con cui i giornalisti contemporanei nascondono, a quella parte fiduciosa della popolazione che vuole continuare a credere a ciò che fidati giornali e telegiornali raccontano loro, gli straordinari progressi dell’investigazione popolare sui fatti dell’11 settembre.
Nell’arco di dieci mesi il coraggioso giornalista tedesco Oliver Janich ha pubblicato non uno, ma ben due ampi articoli sulla importante rivista economica Focus Money, letta da centinaia di migliaia di persone. Articoli elaborati e ben argomentati, dritti al nocciolo delle cose, senza omissioni ed inganni. Avevamo ipotizzato che questo potesse essere il preludio al crollo della diga con la quale si cerca disperatamente di arginare l’afflusso della verità sul tema verso le popolazioni dell’Occidente democratico. Avevamo preconizzato uno tsunami di purissima merda il giorno che la diga fallata avesse ceduto.
Tutto sbagliato.
La falla nella diga è stata riparata a tempo di record dagli esperti ingegneri tappabuchi tedeschi della divisione “Orwell”.
L’articolo è stato infatti rimosso dalla versione online del giornale, al giornalista Janich è stato intimato di rimuovere la copia in PDF ospitata sul suo sito, ed il giornalista Janich stesso è stato epurato. Non lavorerà mai più per Focus Money. Né per le altre importanti testate con le quali aveva già collaborato, quali l’edizione tedesca del Financial Times, la Süddeutsche Zeitung ed altre.
“Nei miei confronti è già iniziata l’opera di character assassination.” Ha dichiarato Janich. La distruzione dell’immagine dei personaggi scomodi è ormai una prassi molto consueta, nell’Occidente democratico. La rivista “Der Spiegel” ha immediatamente lanciato un attacco ad personam contro il giornalista. Ricordiamo che Der Spiegel, che adesso cerca di coprire i veri autori dell’11 settembre, in un passato affatto lontano analogamente si distinse per negare la diretta responsabilità nazista nel rogo del Reichstag nel 1933, l’evento che segnò l’affermazione finale del nazismo.
Ovviamente, tutti si guardano bene dall’entrare nel merito dei fatti riportati da Janich nei suoi coraggiosi articoli. Nessuno prova a smontarne gli argomenti. Ci si limita a cercare di nascondere i cocci sotto il tappeto, sperando che la gente si dimentichi di quanto ha letto. Anche il caporedattore di Focus Money, che ha approvato gli articoli, è stato ora messo sotto pressione.
Tutto ciò sia istruttivo per chi, per inerzia, sentimentalismo o pigrizia, ancora si ostina a conservare fede nelle proprie testate giornalistiche preferite.
Una delle obiezioni che negli anni mi sono sentito rivolgere più spesso riguardo al mio libro sull’11 settembre, è stata quella che se l’11 settembre ci fosse stato un complotto governativo di tale portata, non si sarebbe riusciti a tenere le cose nascoste, qualcuno avrebbe parlato, i giornalisti avrebbero indagato. Umberto Eco stesso ha pubblicamente sostenuto questo argomento.
Adesso abbiamo l’irrefutabile dimostrazione empirica del perché questo argomento sia sbagliato.
In verità, sono stati moltissimi quelli hanno parlato, quelli che hanno fatto trapelare notizie segrete, in verità non si è riuscito a tenere le cose nascoste, in verità tutto ciò che era nascosto è in effetti saltato fuori nel tempo. Però, coloro che noi abbiamo delegato ad informarci rispetto a tutto ciò, ovvero i giornalisti, semplicemente… non ce lo hanno mai detto! Non ce lo hanno mai detto!
Ed ora abbiamo sotto gli occhi anche la prova sperimentale, la certezza empirica del perché non ce lo hanno detto!
Se un giornalista della grande stampa compie correttamente il proprio lavoro a questo proposito, perde immediatamente ogni possibilità futura di lavorare, i suoi articoli già scritti vengono cancellati, rimossi, nascosti, viene declassato per sempre al rango di innominabile paria. Oliver Janich non è il primo a subire questa sorte. Volete la lista intera?
Questo spiega perfettamente come mai il vostro quotidiano o telegiornale preferito non vi parlerà mai dei retroscena ormai assodati in merito ai fatti dell’11 settembre, e quando lo facesse, sarebbe solo per sviarvi, per vaccinarvi contro ulteriori curiosità. Se ancora è sopravvissuto nel vostro cuore un giornale o un telegiornale preferito, investite qualche minuto del vostro prezioso tempo a riflettere sul caso emblematico di Oliver Janich. Se la fede nel vostro giornale o TG sopravvive anche a queste riflessioni, guardatevi allo specchio. Negli occhi. A lungo. Chissà che non aiuti.
Mi era giunta voce che io fossi invitato a presentare il mio libro Il Mito dell’11 Settembre alla Fiera del Libro che si svolgerà a Trieste ad inizio novembre. Poi l’invito sarebbe decaduto. Per “motivi politici”. Chissà perché, la cosa non mi ha sorpreso affatto.
La mole di evidenza che dimostra la totale insensatezza della narrazione ufficiale dei fatti dell’11 settembre è tale, e continuamente cresce e si perfeziona e si consolida, che chi cerca di tenere la cosa nascosta agli ultimi ignari ormai evita a tutti i costi di entrare nel merito del problema, poiché in una discussione corretta non avrebbe alcuna chance di salvare la faccia. Per non parlare del fondoschiena.
Poiché l’epurazione di Janich costituisce una prova inoppugnabile del fatto che, proprio come nelle dittature, i giornalisti delle democrazie occidentali non sono più liberi di fare informazione come si deve, SOSTITUITEVI AI GIORNALISTI INADEMPIENTI E CONDIVIDETE QUEST’ARTICOLO CON QUANTA PIU’ GENTE POTETE, con tutti gli amici che avete, su Facebook e nella blogosfera. Molti hanno già capito da tempo come stanno le cose, ma ancora in troppi sono sentimentalmente incatenati a qualche giornale o giornalista a cui nel tempo si sono affezionati, e non vogliono rendersi conto di essere in realtà sempre stati – e di continuare a venire presi per il culo da dei mangiapane a tradimento. Forse questo piccolo caso tedesco li aiuterà a crescere.
Roberto Quaglia
www.roberto.info
Il numero di Gennaio 2010 e quello di Settembre 2010 di Focus Money,
che contengono i due articoli “incriminati”
L’articolo precedente, nel quale si riportava l’exploit di Janich, lo trovate qui.
E qui trovate una traduzione in francese dell’articolo, che potete segnalare ad eventuali amici francofoni.
Per chi capisce il tedesco, ecco una lunga discussione telefonica con Oliver Janich, effettuata su un sito tedesco di controinformazione. In passato, per accedere alle informazioni censurate i cittadini che vivevano nella Germania nazista potevano sintonizzarsi su Radio Londra, mentre nelle dittature del comunismo del Patto di Varsavia ci si poteva informare su Radio Free Europe. Oggi, Internet offre qualche opportunità in più per prendersi delle sane vacanze dalla propaganda.
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Qui potete scaricare il PDF della versione cartacea dell’articolo su Focus Money, per futura memoria, prima che, come preannunciato, venga rimosso per sempre.
Post Scriptum: Non ci vuole un genio a capire che tutta questa faccenda, prima ancora che una ”minaccia alla democrazia” è soprattutto un insulto all’intelligenza. Alla resa dei conti, probabilmente ciò che da più fastidio è proprio questo. Bisogna evitare che i nostri teatri mentali si trasformino in discariche pubbliche, intasate da barzellette tossiche spacciate per informazione.
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