di Roberto Quaglia – roberto.info
Oggi vorrei brevemente esaminare un fenomeno tipicamente in voga in occidente, quello di fare il tifo per le elezioni altrui. E’ un fenomeno curioso, un altro mistero buffo. Mentre da un lato, in tutti i paesi occidentali l’affluenza alle urne cala continuamente, dall’altro aumenta il coinvolgimento emotivo per elezioni che si svolgono altrove, elezioni con le quali in principio non si ha nulla a che fare.
Per esempio le elezioni americane. Di per sé non c’è nulla di strano che nel mondo possano fare il tifo alle elezioni americane anche cittadini di paesi lontani che a queste elezioni non possono votare. Dopotutto, gli Stati Uniti si immischiano negli affari di tutto il mondo, quindi è lecito ovunque un interesse per una scelta che avrà influenze anche su di te, ovunque tu sia. Che alla Casa Bianca vada un presidente oppure l’altro in certi luoghi potrebbe voler dire bombe che cadono su casa tua oppure no. E in casi estremi può volere dire anche la fine del mondo in un gran botto nucleare oppure no.
Tuttavia, almeno dalle nostre parti, noto che buona parte dei tifosi non sviluppa un’opinione sulla base di un’analisi razionale dei vantaggi e degli svantaggi che concretamente un presidente americano oppure l’altro comporterà per noi. Piuttosto, l’opinione dei tifosi è spesso un mero fatto di sentimenti, dettati dalla simpatia o l’antipatia dei candidati, la squadra in cui gioca e per la quale abbiamo sempre tifato, eventualmente dal sesso o il colore della pelle dei candidati, quindi un’opinione del tutto irrazionale, un’opinione automatica che si manifesta senza il bisogno di pensarci più di tanto. In altri casi l’opinione dei tifosi si fonda su argomenti razionali validi sì, ma per gli americani soltanto – per esempio le politiche di previdenza sociale, di orientamento fiscale dei candidati, eccetera. Argomenti che non riguardano per nulla le vite di noi tifosi italiani ed europei. Eppure i tifosi le menzionano volentieri per giustificare il proprio tifo.
E’ come se molti di noi tifosi fossimo stati ipnoticamente convinti di essere americani anche noi. Giudichiamo i candidati non sulla base delle nostre convenienze realistiche, bensì sulla base delle nostre convenienze immaginarie, le convenienze che avremmo se fossimo davvero americani.
Ma il fatto è che non abbiamo diritto di voto alle elezioni americane. Siamo solo tifosi, non siamo elettori. Perché allora ci comportiamo come se fossimo americani anche noi? Chi ha uno psicanalista glielo chieda e poi ce lo venga a spiegare.
E questo ci porta al secondo aspetto curioso della questione. Com’è che da un lato gli Stati Uniti si presentano come i campioni della democrazia, agiscono come i governatori del mondo, pretendono di dettare le scelte di moltissime nazioni, ma poi non consentono ai loro lontani sudditi, anche se formalmente sono governati per procura, di votare alle loro elezioni, alle elezioni americane ? Dato che ad esempio le politiche fondamentali dei paesi europei sono decise dagli Stati Uniti – basti pensare alla nostra politica estera – fra un po’ ci costringono ad andare a suicidarci in una guerra contro la Russia che non ci ha fatto niente – oppure pensiamo alle nostre politiche energetiche, e potremmo continuare a lungo con gli esempi – la domanda che nessuno si pone è: perché i cittadini europei non possono allora votare alle elezioni americane? Sui temi essenziali gli Stati Uniti ci governano, da dietro le quinte, sì, però ci governano, e allora perché non possiamo votare per i nostri governanti d’oltreoceano? E’ davvero una cosa curiosa questa cosiddetta democrazia.
Cambiano ora esempio e passiamo alle elezioni russe.
Diversamente dagli Stati Uniti, non mi risulta che la Russia ci governi da lontano, né da dietro le quinte, tanto è vero che contro la Russia imponiamo addirittura sanzioni e mandiamo soldati armati a minacciare i loro confini – volevo dire a proteggere i confini europei dalla invasione… che essi non hanno alcun interesse ad attuare – e neppure mi risulta che ogni nuovo politico italiano quando diventi importante e in odore di governo vada in pellegrinaggio dall’ambasciatore russo così come immancabilmente si reca da quello americano. Nonostante questo, siamo sempre molto interessati al risultato delle elezioni in Russia. E se si trattasse di solo interesse, andrebbe ancora bene, dato che la Russia è un grande paese ed una grande potenza ed è sacrosanto che ci interessi come si evolva la sua politica. Tuttavia, anche in questo caso più che interesse si tratta di tifo, di tifo per una delle parti in gioco. Però, c’è una sostanziale differenza rispetto al tifo che facciamo alle elezioni americane. Quando si tratta di tifare alle elezioni russe, noi italiani, noi europei, noi occidentali in genere, tifiamo per una parte… che non c’è. Tifiamo per una forza politica ad immagine e somiglianza di quelle che ci ritroviamo a casa nostra, con il piccolo insignificante particolare che una cosa del genere in Russia… non esiste. Ohibò, qui la faccenda si fa surreale assai!
Pare proprio che siamo incapaci di accettare il fatto che ci possano essere popoli che vogliano organizzare la propria società in modo diverso dal nostro, e allora questa forza politica che noi vorremmo che ci fosse in Russia, ma che invece non c’è, noi… la alluciniamo. I giornali occidentali dedicano pagine intere a personaggi politici che in Russia hanno un peso irrilevante – mi viene in mente il Kasparov di qualche anno fa – e noi facciamo il tifo per loro, anche se politicamente non esistono, vivono solo nella nostra immaginazione, nel mondo reale non hanno alcun peso, nessuno li segue e infatti scompaiono rapidamente nel nulla. Nel caso della Russia tifiamo quindi per delle chimere, delle illusioni, dei fantasmi, e questo dovrebbe darci da pensare. Scomparsi i nostri candidati russi ideali – però del tutto immaginari – l’Occidente continua tuttavia a tifare alle elezioni russe. E cosa tiferà mai allora? Senza candidati né reali né immaginari per cui tifare l’occidente tifa allora contro, contro Putin, così, in astratto. Putin viene demonizzato in tutti i modi immaginabile ed inimmaginabili e tutto Occidente tifa compatto contro di lui ma… – e qui viene il bello – a favore di nessuno. Qui inizia a configurarsi un vero e proprio caso psichiatrico. I tifosi occidentali anti-Putin, confusamente spiegano questo tifo esclusivamente “contro” e totale assenza di un tifo “a favore”, con la presunta assenza in Russia di alternative politiche, ovvero di una vera opposizione al partito di Putin. Ed è qui che la psicopatia occidentale si manifesta in modo pienamente conclamato. Se infatti prima i tifosi occidentali allucinavano un’opposizione russa che non esiste, in questo caso gli stessi si rivelano del tutto ciechi rispetto all’opposizione che invece c’è, esiste. Oserei chiamare questo fenomeno un caso eclatante di cecità isterica. Per il caso che non lo sappiate, in Russia ci sono partiti di opposizione che hanno importanti presenze in parlamento. Si da però il caso che l’Occidente le veda come il fumo negli occhi ancor di più del partito di Putin. Si tratta infatti del partito comunista e del partito di destra estrema nazionalista. Il compatto tifo occidentale anti-Putin si rivela quindi come un caso particolarmente clinico, dato che in caso avesse successo, ovvero se il tifo anti-Putin portasse magicamente alla caduta di Putin, l’Occidente si ritroverebbe con la Russia governata da forze da esso ancor meno gradite. Qui alla cecità isterica si aggiunge la demenza senile. La vecchia Europa è quindi un’Europa progressivamente senile e demente, almeno per quello che riguarda il suo atteggiamento verso la Russia – è doloroso confrontarsi con questa realtà. Va bene che il tifo è una faccenda passionale, ma se la tifoseria ogni tanto accendesse il cervello non guasterebbe.
A margine di questo ragionamento possiamo aggiungere che se noi in Occidente siamo sempre così pronti a tifare sfegatatamente per le elezioni altrui come se fossero le nostre – e non lo sono, ripeto, non lo sono – il resto del mondo in questo campo ha di solito un atteggiamento più sobrio, insomma, non vengono da noi a dirci come dovremmo o non dovremmo votare a casa nostra. Vi risulta forse che la Russia – dopo la fine dell’Unione Sovietica naturalmente – abbia mai fatto il tifo per uno o per l’altro partito in Italia? Direi proprio di no, e questo vale anche per le elezioni nelle altre nazioni occidentali. Una sola volta in cui Putin, recentemente, ha espresso un segno di apprezzamento, comprensibile, per una dichiarazione elettorale del candidato Trump – quella di volere migliorare le relazioni con la Russia – è bastato all’Occidente per bollare Putin come nientedimeno che il burattinaio di Trump – ed in tutta serietà! Qui alla cecità isterica e demenza senile si aggiunge anche un contributo di paranoia galoppante ed il nostro quadro clinico è completo.
In conclusione, un Occidente che a casa propria vota sempre di meno alle proprie elezioni e nel contempo si appassiona ed accalora sempre di più alle elezioni altrui evoca l’immagine dello sportivo da salotto fantozziano, tutto pantofole, birra e rutto libero. E fin qui andrebbe ancor bene perché almeno non faremmo danni se non a noi stessi. Purtroppo il tifo sfegatato e decerebrato porta anche all’hooliganismo, al teppismo vandalico su grande scala in cui sempre di più consiste la politica internazionale occidentale.
In altre parole, la triste e decadente trasmutazione da protagonisti della storia a voyeur frustrati e distruttivi della vita altrui.
Roberto Quaglia
10 Novembre 2016
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