Ebbene sì, ho ceduto. Erano anni che vari amici cercavano di convincermi a creare un mio blog, ma ho stoicamente resistito. Fino ad oggi. Innanzitutto mi faceva schifo la parola. Blog. Che cazzo di nome. Non è una parola italiana e se è per questo non sembra neppure una parola, ma un rumore. In secondo luogo aborrisco le schiavitù, e le più insidiose sono quelle autoindotte. Mi vedevo a rischio di una nuova schiavitù, ore ed ore evaporate tutti i giorni sulla tastiera per aggrumare pensieri che nessuno leggerà mai. Ma oggi, imperscrutabilmente, mi ha colto un’illuminazione: ci penserà la mia egregia pigrizia a proteggermi. La frequenza dei miei post sarà con tutta probabilità scarsissima assai, e allora perché non dovrei farlo? D’altra parte uno si chiederà anche: perche’ farlo? Il fatto è oggi che mi prudevano le punta delle dita per una cosuccia che ho letto, troppo poco per un articolo serio, troppo per un sms. Due divagazioni esattamente a misura di blog. E’ per questo che il mio blog è nato, per l’articoletto che scriverò tra poco, e basta. E pazienze se in seguito la persistenza del blog mi costringesse scrivere dell’altro.
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