di Roberto Quaglia – Roberto.info
I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie:
gli utopisti con la testa fra le nuvole, e i realisti con i piedi nel fango.
George Orwell
Qualche giorno fa ho scritto un articolo sulla possibile relazione fra HAARP ed il terremoto in Giappone. Le reazioni suscitate dall’articolo sono per certi versi più interessanti del mio pezzo stesso.
L’articolo in questione si intitolava “Siamo proprio sicuri che tutti questi terremoti e tsunami siano di origine naturale?” il quale dopo essere stato ripreso da vari siti di controinformazione ha avuto un notevole successo di pubblico. Solo che su Comedonchisciotte è stato letto da oltre 16.000 persone in un paio di giorni, credo una sorta di record storico per un articolo di controinformazione Molti altri lettori ci sono stati su Megachip e presumibilmente su i molti blog che hanno clonato il pezzo.
Perché così tanti lettori? E quali sono state le reazioni?
Molte reazioni positive, così come alcune reazioni isteriche, tramutatesi in invettive nelle zone commenti dei vari blog . L’aspetto più interessante sono proprio queste reazioni isteriche. Poiché nessuno obbliga nessuno a leggere ciò che ad uno non piace, è interessante chiedersi perché così tanta gente legga ciò che poi li fa andare su tutte le furie. Masochiscmo? No. Peggio. Tutto inizia a causa dell’inadempienza dei giornalisti.
In ogni una società che si dice democratica c’è una classe di persone che viene lautamente pagata per informare la comunità su ciò che di importante avvenga nel mondo. Si tratta dei giornalisti, che però sempre più spesso evitano accuratamente di occuparsi in modo onesto dei temi che più contano. Nell’ideologia democratica, un giornalismo libero ed onesto è considerato uno dei principali “indicatori” per giudicare la democraticità di una nazione. Hollywood ci ha raccontato in tutte le salse la favoletta che i giornalisti sono sempre a caccia di clamorosi scoop per vincere il premio Pulitzer. La seduzione del mito è dura a morire. Ma nella realtà dei fatti, quando un giornalista osa fare uno scoop di quelli veri, se gli va bene perde il posto – volete una lista di giornalisti americani ed europei che hanno perso il lavoro per avere insistito a parlare di cose di cui dovevano solo tacere? E se va davvero male, si perde anche di più del lavoro, come l’esempio dello scrittore-giornalista Hunter Thompson insegna, del cui caso ho già parlato ne Il Mito dell’11 Settembre (se volete potete provare a sbirciare nella versione su Google books alla ricerca dell’episodio). Discussi en passant di queste cose anche durante una presentazione a Torino del mio suddetto libro, assieme a Vattimo e Càndito, ed i curiosi possono guardarsi qui sotto il video della discussione.[1]
Presentazione libro “Il Mito dell’11 Settembre”…
L’inadempienza dei giornalisti è un problema grave e potenzialmente letale che affligge la nostra società contemporanea. In una società sana le funzioni necessarie sono tipicamente spartite fra gli individui, ognuno dei quali si specializza a fare qualcosa di cui ci sia bisogno. Lo specialista del pane fa il pane e sfama gli altri, lo specialista delle malattie fa il medico e cura gli altri, lo specialista delle notizie fa il giornalista ed informa gli altri su ciò che succede. Uno dei motivi per cui la società sta in piedi è che la gente si fida che chiunque abbia una delega a fare qualcosa per tutti, poi la sappia anche fare e soprattutto la faccia. Quello che sta accadendo oggi nel mondo occidentale purtroppo è che coloro che hanno la delega ad informarci su ciò che avviene di importante per le nostre vite sono in realtà inadempienti. Sono profumatamente retribuiti per una mansione che svolgono solo per ciò che riguarda le notizie più triviali e meno significative. E sulle questioni veramente importanti, a partire dall’11 settembre e le numerose guerre da esso derivate – tacciono oppure mentono spudoratamente. Quando Cossiga nel 2007 dichiarò al Corriere della Sera che l’11 Settembre fu un complotto interno, nessun giornalista di nessun altro giornale osò neppure alla lontana avvicinare Cossiga per approfondire uno scoop così esplosivo e ricco di implicazioni. E Cossiga era un ex presidente della Repubblica, mica robetta. Lo stesso giornalista che lo intervistò non osò approfondire. Magari chiedere: Presidente, è sicuro di ciò che sta dicendo? Ma sta scherzando? Ci può dire di più? Nulla. Riportò la dichiarazione senza commentare. Sfido chiunque a dire che ciò sia normale, in sintonia con l’ideologia democratica.
Questa condizione è potenzialmente molto destabilizzante. Soprattutto quando i nuovi media come Internet sono efficienti nel veicolare informazione non irrigimentata. Il risultato è una lenta (in realtà neppure tanto lenta) erosione della fiducia che la gente conserva nei confronti della categoria dei giornalisti cui la società ha delegato la responsabilità di informare. La percentuale di popolazione che non ha più nessuna fede in ciò che dicono giornali e telegiornali è ancora relativamente bassa, ma è in costante crescita. E la costante perdita di autorità da parte di chi tradizionalmente veicola l’informazione crea un vuoto di punti di riferimento. In una società normale il cittadino medio non dispone di ore ed ore da dedicare tutti i giorni alla ricerca e all’analisi di informazioni attendibili, una volta che si è incrinata la sua fiducia verso chi è pagato per fornirgli con regolarità quel servizio. Non ha tutto questo tempo, perché giustamente deve occuparsi del proprio lavoro, della famiglia, dell’amore, della buona cucina, delle vacanze e delle altre cose più importanti e gradevoli in una vita. Per mantenere una propria stabilità, la fede nella credibilità di chi gli fornisce le importazioni verrà quindi difesa fino allo stremo, spesso al costo di chiudere gli occhi anche di fronte all’evidenza. Ma da un certo momento in poi, fatalmente scatta il cambio di paradigma. Il velo dell’inganno (e soprattutto dell’autoinganno) si lacera definitivamente, e da quel momento sono guai. Alla ricerca ansiosa di nuovi punti di riferimento, il cittadino finirà spesso e facilmente preda di falsi profeti, che assieme alle nuove verità gli propineranno anche le nuove bugie. Spesso questa è una vera e propria strategia di disinformazione, poiché il modo migliore di screditare una verità scomoda è di associarla a bufale idiote. Il proliferare di siti che allo stesso tempo denunciano i misfatti dell’11 settembre e ti raccontano quella dell’uva sulle ultime vivisezioni di alieni nell’Area 51 con tutta probabilità si spiega così. Una volta creata l’associazione assurda fra questi tipi di memi, questa rimane e si diffonde.
La società occidentale si trova quindi in piena crisi ontologica. I criteri in uso per distinguere il vero dal falso, ciò che è da ciò che non è, si stanno rapidamente disgregando.
Quanto detto sinora probabilmente spiega come mai così tante persone siano disposte a leggere il mio articolo su HAARP, anche quelli che mai avrebbero voluto leggerlo. Anche fra i cittadini più ortodossi, che ancora hanno fiducia nell’informazione del sistema, a livello più o meno inconscio esiste il seme del dubbio che ormai il giornalismo dei grandi mass media sia tutta una farsa. Altrimenti non avrebbero “perso tempo” a leggere un pezzo che per il loro modo di vedere le cose non aveva a priori alcuna possibilità di essere vero, dato che non ne aveva parlato il tiggì (o la propria testata giornalistica preferita). Ma il meme che i giornalisti siano inadempienti – ovvero traditori – è ormai nell’aria, e nessuno ne è più completamente immune. E questo peraltro spiega anche gli sconclusionati insulti che una piccola minoranza ha reputato di indirizzarmi dopo aver letto il pezzo. Si cerca di esorcizzare il rischio, di cui l’inconscio è conscio (mi si perdoni il gioco di parole), che quanto si sia letto abbia qualche fondamento nella realtà. Se a me si proponesse per la lettura un articolo sulla avvenuta invasione di rettiliani extraterresti, non credo proprio che lo leggerei, reputandolo a priori una perdita di tempo. Si leggono solo le cose che si presume possano servirci a qualcosa, che possano contenere informazione utile. Quando per caso ci capita lo stesso di leggere delle cagate, l’ultima cosa che si fa è perdere ulteriore tempo a commentarle poi per iscritto!
Quando però le cose che abbiamo lette turbano i nostri preconcetti, l’oblio semplice non è più un’opzione e ci si deve sobbarcare a riti scaramantici e sacrificali per eliminare il meme insidioso dalla nostra mente. E allora ci si appiglia a tutto, anche ad una virgola fuori posto, pur di annichilire nelle nostre menti il valore di una tesi scomoda ed il sospetto che in essa ci possa essere del vero. E’ una variazione della solita vecchia storia di chi vede pagliuzza negli occhi altrui perdendo di vista la trave che alloggia nel proprio.
Nel mio articolo su HAARP io essenzialmente esordivo con una domanda – presentavo dei dati – e chiudevo con un consiglio. La domanda esprimeva un dubbio lecito (come tutti i dubbi): Siamo proprio sicuri che tutti questi terremoti e tsunami siano di origine naturale? Il consiglio finale era: Che si mandi qualcuno a controllare HAARP così ci togliamo questo fastidioso dubbio. Per il resto, ho esposto un po’ di dati che sembrano delineare un pattern, rispondere ad uno schema. Ed ovviamente il mio tono era pregno del dubbio che ci sia qualcosa che non quadri.
Si sottolinei il fatto che nel mio articolo non enunciavo certezze, ma paventavo un dubbio. Ed è interessante (ed emblematico?) notare quanta aggressività generi in molte persone qualsiasi informazione che instilli in loro un dubbio. Notai per la prima volta il fenomeno con la storia dell’11 settembre. Perché il dubbio è destabilizzante, tende a costringere il cervello ad occuparsi di problemi dei quali si preferirebbe non occuparsi e, qualora si riveli fondato, obbliga a ristrutturare pesantemente la propria visione del mondo, rottamando modelli mentali frutto a volte di anni ed anni di ragionamenti, un investimento che la maggior parte della gente non è disposta a gettare alle ortiche. Il dubbio è l’unico omaggio di cui quasi nessuno ti sarà mai grato. Se non credete a me, interpellate un buon psicologo.
La forma mentale che percepisce la conoscenza in termini di certezze è fondamentalmente la forma mentale religiosa, che come un computer a logica binaria riesce ad afferrare solo i concetti di vero o falso, bianco o nero, buono o cattivo, senza le sfumature intermedie in cui la realtà invece consiste.
Già gli antichi greci avevano teorizzato la epoché (“ἐποχή”), ovvero il processo cognitivo della sospensione del giudizio, in parole povere l’astensione da un determinato giudizio o valutazione, tutte le volte che non risultino disponibili sufficienti elementi per formulare il giudizio stesso.
Ecco, questo è probabilmente l’atteggiamento corretto che dovremmo avere di fronte al tema posto dal mio articolo, e molti altri in quest’epoca così complessa. Ne erano capaci i greci già millenni or sono, e adesso nessuno sa più come si fa. Bisogna reimparare.
Siamo certi che HAARP può causare terremoti?
Ma nemmeno per sogno. Non abbiamo dati a sufficienza per avere questa certezza.
Siamo allora certi che HAARP non possa causare terremoti?
Ma nemmeno per sogno! Il pattern di indizi inizia ad essere troppo pesante per poterlo archiviare a cuor leggero nel novero delle illusioni cognitive, senza i dovuti approfondimenti
E’ vero che la mente umana è facile preda di illusioni cognitive, allucinando relazioni inesistenti fra elementi esistenti. Ma è altresì facile preda del sintomo opposto – le cecità cognitive, ovvero l’incapacità di notare una relazione fra cose che una relazione hanno, soprattutto quando ciò turbasse i nostri preconcetti. C’è un discreto video di TED (sottotitolato anche in italiano) che parla di questi problemi della mente umana. Cita a giusto esempio le cialtronerie su alieni come un classico frutto di illusioni cognitive.
Il protagonista del video, Michael Shermer, è tuttavia per nulla convincente quando in altra sede parla delle faccende di September 11. Per tale tematica egli reputa evidentemente più opportuno unirsi al coro.
Veniamo ad un altra reazione interessante al mio articolo. Occasionali attacchi ad personam, una tattica consigliata da Schopenhauer a suo tempo per ottenere ragione quando non la si ha, e peraltro usati abbondantemente nella società odierna, in televisione e sui giornali. Sminuendo con qualche pretesto l’autorità di chi parla, si toglie credibilità da quello che dice agli occhi di chi crede o non crede a qualcosa solo in base all’autorità di chi la dice. Chi usa questo trucchetto per convincere gli altri, può essere in cattiva fede, oppure no. Nel primo caso è un furbone, ed eventualmente gli va la nostra ammirazione tecnica (se ci piacciono i furboni). Nel secondo è solo un poveretto. Usando questo truccaccio contro se stessi, altro non si fa che certificare e suggellare la propria impotenza intellettuale. A costoro può andare solo la nostra compassione.
Già oltre cent’anni fa Karl Kraus disse: “Le buone opinioni non hanno valore. Ciò che importa è chi le ha”. Nulla di nuovo sotto il sole.
Avendo menzionato Michael Shermer, possiamo dedicare una nota al suo emule italiano, Paolo Attivissimo, non fosse altro perché egli ha dedicato una nota a me.
Dobbiamo essere grati ad Attivissimo per avere ancora una volta brillantemente smontato l’ennesima ridicola teoria del complotto. Secondo una pratica consolidata Attivissimo esordisce con i soliti insulti di rito rivolti ai “complottisti” di turno (e stavolta ci sono anch’io); per quanto possa apparire bizzarro agli occhi delle persone intelligenti, condire le proprie dimostrazioni logico-scientifiche da raffiche di insulti gratuiti permette di convincere moltissime persone, dato che la maggioranza della gente, ubbidendo ad antichi istinti animali, avverte di dovere decidere da che parte stare in un litigio e quindi irriflessivamente preferisce identificarsi con gli insultatori che con gli insultati. Anche l’uso di questa tattica veniva suggeriva già da Schopenhauer un paio di secoli fa, per ottenere ragione quando non la si ha. In effetti, oltre ai due trucchi appena menzionati, ce ne sono altri 36. Se ci tenete così tanto a vincere a qualsiasi conto le vostre discussioni quando in realtà avete torto, vi consiglio l’acquisto dell’ottimo L’arte di ottenere ragione esposta in 38 stratagemmi (Piccola biblioteca Adelphi).
Non crediate tuttavia di poter poi fregare chi questi trucchi li conosca benissimo.
Una volta espresse con lo stile a lui più congeniale le sue emozioni nei confronti dei soliti complottisti, Attivissimo passa alla dimostrazione logico-scientifica del perché HAARP non possa causare terremoti. Questa in buona sostanza consiste nel consultare la pagina ufficiale di HAARP per vedere se c’è scritto se può provocare terremoti. Accipicchia che idea brillante. Degna del Gruppo TNT. Infatti Attivissimo dichiara trionfante che HAARP ha una potenza di 3,6 Megawatt, insufficienti a provocare alcunché.
Beh, su questo punto non si può ovviamente che dargli ragione, 3,6 Megawatt diviso 180 antenne sono solo 20 kilowatt ad antenna, in pratica 10 ferro da stiro (oppure 20 ferri da stiro? La domanda sembra gratuita, ma non lo è. E’ pieno in giro di minorati mentali pronti sbraitare trionfanti che il mio articolo non valga un cazzo perché ho sbagliato il kilowattaggio di un ferro da stiro usando oltretutto la parola kilowattaggio che nella lingua italiana forse non esiste neppure)
E con quale geniale investigazione il Nostro ha scoperto che HAARP consuma solo 3,6 Megwatt?
Consultando il sito ufficiale di HAARP.
Vediamo se abbiamo capito bene la logica di questa raffinata tecnica investigativa.
È come se un investigatore andasse a casa di un individuo sospettato di avere assassinato qualcuno con un’arma da fuoco e notando una pistola in un cassetto, senza esaminarla chiedesse al sospettato di che cosa si tratti. L’indiziato di assassinio risponde: “E’ una pistola ad acqua” ed il commissario conclude: “Bene. Mi fa piacere. E’ ovvio che non può avere ucciso nessuno con una pistola ad acqua.” E se ne va, chiudendo l’indagine senza neppure dare un’occhiatina per controllare che la pistola sia effettivamente ad acqua.
Ho qualche dubbio che Shecklock Holmes o Poirot sarebbero stati in grado di elevarsi al livello di cotanto genio investigativo, ma l’ispettore Clouseau certamente ci sarebbe riuscito.
Adesso che abbiamo scoperto le affinità elettive che uniscono Attivissimo a Clouseau, il buon Paolo ci è già più simpatico.
Un po’ meno simpatici sono i suoi lettori, a giudicare dal livello medio dei commenti a tale brillante dimostrazione, sui quali è meglio stendere un velo pietoso. La saggezza popolare ci insegna che ognuno alla fine ha il pubblico che si merita. Massimo Mazzucco ha dipinto un lucido ritratto di questi soggetti, la cui prima parte potete ammirare nel video sottostante (le parti successive le trovate su Youtube):
Per sapere se HAARP gioca con potenze da ferri da stiro o con ben altre forze, temo proprio che dovremmo scoprirlo in un altro modo.
Già nel mio articolo precedente avevo inserito il link ad un sito universitario che riporta un articolo della rivista Popular Science, datato 1995, ma forse in pochi lo avevano cliccato ed avevano approfondito. Qui viene presentato il progetto HAARP all’epoca della sua realizzazione e si menziona il fatto che esso sarebbe finalizzato ad esercitare influenze sul clima, con tutte le doverose preoccupazioni del caso. E la potenza menzionata di HAARP è di… 1,7 Gigawatt. Un miliardo e settecento milioni di Watt. La quantità di dettagli riportati non hanno decisamente l’aria di essere stati inventati di sana pianta da un giornalista impazzito, considerando che sono stati scritti in epoca non sospetta, quando non esisteva alcuna “teoria del complotto” su HAARP. Era ancora il mondo pre-11 settembre, il World Wide Web are appena agli inizi e il “complottismo” non era ancora di moda. E poi, a chi avrebbe giovato creare una bufala tale, su Popular Science, una rispettatissima rivista scientifica, fondata nel 1872 e vincitrice di oltre 58 premi per la propria qualità?
Dobbiamo quindi essere grati ad Attivissimo-Clouseau, il quale inavvertitamente ci ha fatto notare questa sorprendente discrepanza fra i dati diffusi inizialmente riguardo ad HAARP (mediante giornalismo come si deve, quello che si procura documenti interni al progetto e li pubblica) e quelli ufficiali contemporanei. Al lettore la libera scelta: credere ai dati forniti dal sospetto colpevole o quelli di una prestigiosa rivista scientifica in epoca non sospetta? L’esistenza stessa di una tale discrepanza è in effetti un indizio più pesante di molti altri riportati in precedenza. Perché mai contare balle sulla effettiva potenza del proprio impianto se non c’è nulla da nascondere? Prima di proseguire nella lettura, il lettore dovrebbe prima rispondere in cuor proprio a questa semplice domanda.
Se HAARP è in grado di sparare 1,7 Gigawatt nella ionosfera, non si può più considerare triviale la discussione se questo possa avere effetti di tipo sismico. Perché la strana relazione fra ionosfera e terremoti è una realtà divulgata dalla NASA. La notizia è stata riportata dalla BBC, e qualcuno ne ha parlato anche in Italia. In particolare si osservano variazioni nella ionosfera qualche giorno prima dei grandi eventi sismici. Questo vuol dire che HAARP provoca i terremoti? No, non vuol dire che HAARP provoca i terremoti, vuol dire però che non è stupido cercare di capire se possa provocare terremoti oppure no. E che è invece stupido il contrario, accettare le verità rivelate rinunciando a sottoporle a qualche verifica ogni tanto, a maggior ragione quando per chi ha un po’ di naso la puzza si fa insopportabile. Soprattutto dopo avere verificato con l’esperienza che le verità rivelate sono spesso solo delle gran balle. Che poi HAARP sia in grado di causare o solo di predire gli eventi sismici, questo è ciò che solo una seria indagine può stabilire. Di sicuro l’unico soggetto a cui non lo poi chiedere è al sospetto colpevole, reso ulteriormente sospetto dall’avere apparentemente falsificato i dati in merito alla propria potenza.
Qualche lettore ha voluto evidenziare che non tutti i terremoti sono predetti da HAARP mediante il buco nei suoi dati nei giorni precedenti all’evento sismico, e non tutte le volte che c’è tale buco, poi si verifica un terremoto importante. (Chi non ha letto il mio articolo precedente lo trova qui.) Bisogna che ci rendiamo conto che non dobbiamo ragionare con la stessa logica che useremmo per decidere sulla affidabilità dei cartomanti che ci danno i numeri del superenalotto. La faccenda è un po’ diversa. Primo: la tesi che HAARP causi i terremoti non vieta che posano verificarsi anche terremoti naturali. Secondo: Non è detto che tutte le volte che ci sia quel buco nei dati ci debba per forza essere un evento sismico. Non sappiamo neppure che cosa quel buco nei dati esattamente significhi! Il dato sospetto è che nella maggioranza dei casi quei buchi nei dati avvengono prima di sismi importanti per gli esseri umani. Ci sono anche un sacco di sismi in mezzo ai mari che hanno un impatto zero sulla vita umana, e la maggior parte di questi mi pare che non siano preceduti da buchi nei dati di HAARP. In attesa che qualche smanettone abbia voglia di scrivere uno script che passi al setaccio i grafici di HAARP e analizzi e correli tutti questi dati, parliamo di dati incompleti. Sufficienti a destare il nostro interesse e sospetto, ma insufficienti a dimostrare alcunché.
Ho notato che altra gente giunge a negare a loro stessi addirittura il fatto evidente che gli ultimi anni si sia osservato uno straordinario aumento di terremoti importanti. Qui (o qui sotto, se preferite) vedete che di questo aumento ne parla anche Repubblica TV, che non spicca certo per “complottismo”. Lì si cerca anche di spiegare i motivi di tali incrementi, e ciascuno può accontentarsi oppure no delle ipotesi esposte.
Nel caso dei fatti dell’11 settembre, è noto che nei giorni che precedettero l’evento furono effettuati sulle borse finanziarie gigantesche vendite allo scoperto dei titoli delle compagnie aerei che poi sarebbero state coinvolte dai dirottamenti. Prima degli attentati di Londra del 7 Luglio 2005, la Sterlina sprofondò, presumibilmente per le vendite di chi sapeva che cosa sarebbe accaduto. Sarà mica avvenuto qualcosa di strano sui mercati anche prima del terremoto in Giappone?
Beh, per non deludervi eccovi serviti con un’altra bella coincidenza.
Le grandi catastrofi naturali hanno una ricaduta importante sulle grandi compagnie di assicurazioni. A prima vista uno direbbe che in caso di grandi catastrofi le assicurazioni ci rimettono. In realtà, guardando i grafici azionari di recenti catastrofi come l’uragano Katrina, si nota come esse invece ci guadagnino. Il disastro è infatti un ottimo pretesto per innalzare i premi assicurativi, e già che ci sono le assicurazioni lo elevano più di quanto sarebbe dovuto (mica sceme!), quindi i loro guadagni aumentano e di conseguenza le quotazioni. Dunque prima di una grande catastrofe, la cosa migliore sarebbe comprare azioni delle grandi compagnie assicurative, non venderle.
Ed è proprio quello che è accaduto in modo clamoroso con le azioni della Lloyds di Londra poco prima del terremoto giapponese. Per tutto il 2010 le azioni Lloyds non sono andate oltre il valore medio di 50-60 sterline, con una punta massima di 79. Nel semestre precedente al terremoto in Giappone sono state attestate intorno alle 60 sterline. Il volume di scambi era solitamente intorno ai 150/200 milioni di azioni al giorno, con qualche isolato caso di 600 o 700 milioni. Pochi giorni prima del terremoto, il 25 febbraio 2011, il volume esplode a 4,2 miliardi di pezzi, facendo salire il prezzo, nell’arco di quel giorno soltanto, fino a quasi 92 sterline – un apprezzamento del 50%! Nel corso di quella stessa seduta il prezzo tornerà ad assestarsi sul suo prezzo fisiologico di 60 sterline. Una cosa del genere o anche solo simile a questa non era mai accaduta, per lo meno nel decennio rappresentato nel grafico sottostante. Insomma, una singolarità, un evento più unico che raro nel settore che più sarebbe stato influenzato da un’altra singolarità che si stava per compiere, un terremoto con tsunami quale non si era mai visto in secoli e secoli. Chi mai ha il peso finanziario per far salire di colpo e con un singolo acquisto il valore di un gigante come la Lloyds del 50%? Una spesa nell’ordine dei 300 miliardi di sterline, effettuata presumibilmente da un soggetto unico. Di chi si tratta. E perché esattamente lo ha fatto, così di botto?
Questa invero curiosa coincidenza ci fa ora allucinare l’ennesimo pattern che non esiste? Oppure i nostri cervelli si rifiutano di vedere uno schema evidente trovando la Teoria delle Coincidenze più rassicurante? Qui trovate ulteriori dettagli di questa storia, mentre qui sotto potete verificare i dati sui grafici di finance.yahoo.com. Ognuno interpreterà tutto ciò nel modo a sé più consono.
In questo screenshot del sito finance.yahoo.com, preso alle ore 11:37 del 18/03/2011, si riportano le quotazioni della Lloyd’s della borsa di Londra degli ultimi giorni.
In questo screenshot del sito finance.yahoo.com, preso alle ore 11.48 del 18/03/2011, si riportano le quotazioni dell’ultimo anno della Lloyd Banking Group. Emerge chiaramente il volume spropositato delle azioni scambiate il 25 febbraio 2011
Grafico delle quotazioni della Lloyd dal maggio 2000 ad oggi. Emerge sempre e chiaramente il volume spropositato delle azioni scambiate il 25 febbraio scorso.
D’altra parte l’impressione si afferma di vivere in un mondo di crescente magia. E’ di questi giorni la notizia che siamo entrati in guerra con la Libia, al fiero fianco del Premio Nobel per la Pace Obama bin Laden – OOPS, scusate il lapsus, volevo dire al fiero fianco del Premio Nobel per la Pace Obama ed il fido Biden (il suo vice, che dal nome pare scelto per fare pendant con Obama così da costituire assieme una trasfigurazione caricaturale del nome del loro più acerrimo nemico). Va beh, non si dice così, bisognerebbe usare formulazioni politically correct che nascondano la realtà dei fatti, che le nostre menti frastornate non sono più in gradi di fronteggiare a viso aperto. L’unica potenza europea che si rifiuta di partecipare all’aggressione è la Germania. Immediatamente, giunge notizia che all’elicottero con a bordo il Cancelliere Merkel si spengono i motori, che si riaccendono solo dopo un chilometro in caduta libera. Accipicchia che tempismo che hanno queste fortuite coincidenze, nelle quali gli ammalati di complottismo allucinano inesistenti nessi! Se i motori non si fossero riaccesi, sarebbe stato il secondo capo di governo a morire per un incidente aereo in Europa in meno di un anno. E di sicuro c’è un terzo capo di governo europeo che nello stesso anno si è ritrovato coinvolto in un emergenza aerea, e si tratta di Berlusconi, il cui aereo è stato costretto a settembre 2010 ad un atterraggio di emergenza per un finestrino difettoso. Tre capi di governo o di stato europei oggetto di emergenze aeree in soli undici mesi (delle quali una con esiti fatali) è una buona media. Va beh, sono cose che possono succedere. In America la morte relativamente frequente di figure politiche di spicco è storia nota. C’è chi ha calcolato che i senatori americani avrebbero il 1000% di probabilità in più di morire di incidenti aerei rispetto al reato della popolazione. Può anche darsi che questo sia dovuto al fatto che essi volino il 1000% in più del resto della popolazione, tuttavia i casi sospetti sono parecchi.
Viviamo in un mondo magico anche perché Russia e Cina si sono astenuti sulla votazione ONU in merito alla Libia, permettendone a tal modo l’approvazione. Nessuno riesce bene a spiegarselo, visto che sia Russia che Cina non hanno alcun interesse che gli Stati Uniti si pappino il petrolio libico. Eppure, in qualche modo devono essere state convinte entrambe, e gli argomenti di persuasione devono proprio essere stati mooolto convincenti, visto che hanno funzionato con tutte e due. Entrambe esplicitamente contrarie all’attacco, hanno tuttavia rinunciato al loro diritto di voto all’ONU. Sono forse state messe di fronte a “una proposta che non potevano rifiutare”? Visto che tutte queste cose straordinarie (nel senso di non ordinarie) stanno accadendo tutte nello stesso momento, seppure apparentemente in teatri diversi, la tentazione di scorgervi un disegno è inevitabile. E l’incredibile e mai visto flagello di incendi che bruciò la Russia l’estate scorsa ed arrivò ad assediare Mosca per settimane intossicandola di fumi, getta altra benzina sul fuoco di quelle che speriamo ardentemente siano davvero solo illusioni cognitive. Probabilmente queste sono davvero solo fantasie, ma non si sa mai.
Ricordare la celebre frase “In politica nulla accade a caso. Ogni qualvolta sopravviene un avvenimento si può star certi che esso era stato previsto per svolgersi in quel modo.” non ci reca alcun sollievo. A pronunciarla non è stato un “complottista” invasato, ma fu Franklin Delano Roosvelt, presidente degli Stati Uniti d’America dal 1933 al 1945.
Per chiudere in bellezza, riportiamo che qualcuno ipotizza che a contribuire all’incidente nucleare giapponese possa inavvertitamente essere stato anche Stuxnet, il virus informatico bellico designato per attaccare i sistemi informatici Siemens delle centrali nucleari iraniane, ma al momento non possiamo saperlo.
Riassumendo: In un processo indiziario, come si fanno in Italia, non so se HAARP la sarebbe cavata. Chi ha già qualche annetto si ricorderà che suo tempo Lorenzo Bozano fu condannato all’ergastolo per l’omicidio della ragazzina Milena Sutter sulla base di una serie di indizi mica tanto più convincenti di quelli che inchioderebbero HAARP. La differenza è che nel cervello di Bozano non potevi mandare un ispettore dell’ONU a controllare come stavano le cose, mentre nel sito di HAARP sì. E l’ipotetico crimine di HAARP è milioni di volte più grave di quello di Bozano (quanta gente ucciderà il fall-out nucleare nei prossimi decenni?), quindi, non fosse altro che per proteggere la reputazione degli Stati Uniti, a fronte del montare in tutto il mondo di queste urla complottiste una visitina da parte di credibili ispettori dell’ONU farebbe soltanto del bene. Poi, a parte tutto, Bozano probabilmente era colpevole, ma questa è un altra faccenda.
Consoliamoci con un aforisma di Karl Kraus:
“Il compito della religione: consolare l’umanità che va al patibolo. Il compito della politica: disgustare l’umanità della vita. Il compito dello spirito umanitario: abbreviare all’umanità l’attesa del patibolo e al tempo stesso avvelenarle l’ultimo pasto.”
E che l’atarassia sia con voi.
Originariamente pubblicato su www.Roberto.info
Su questo ed altro argomenti, oggi 21 marzo 2011 Roberto è stato intervistato da Teleradiostereo, nella rubrica Ouverture. Dovrebbe essere presto ascoltabile in podcast.
Magari ti incuriosisce anche il libro di Roberto sui retroscena dell’11 settembre (The Myth of September 11), ora edito anche in rumeno (11 septembrie, Mitul)
Notizie inconsuete le trovi su www.Edicola.biz
[1] Perché i miei conterranei della Liguria non si danno un po’ una mossa ad organizzare qualche presentazione del mio libro a casa mia? O magari alle Cinque Terre, che il paesaggio è più bello e la cornice sarebbe surreale?
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